08 Feb “Vi vogliamo così”: i bambini del Cartigliano educano gli adulti
“Noi vi vogliamo così”: i bambini del Cartigliano educano gli adulti
Da Il Giornale di Vicenza – scritto da Alex Iuliano
I bambini hanno la capacità di contagiarci con le loro ambizioni, la loro voglia di vivere, la loro allegria, il loro modo di adattarsi con facilità ai cambiamenti. C’è molto da imparare da loro perché il mondo dei fanciulli, a volte, è la chiave di lettura migliore per il mondo degli adulti. Di questa ricchezza ne hanno fatto tesoro a Cartigliano, dove i piccoli calciatori dell’attività di base sono stati protagonisti di un’iniziativa educativa… non per la loro crescita, ma per quella dei genitori. Appeso all’ingresso del campo ci sarà infatti un decalogo comportamentale molto speciale: “Vi vogliamo così…”, un piccolo regolamento su come bisogna fare il tifo e comportarsi allo stadio, scritto direttamente dai bambini della cantera biancazzurra.
Il calcio dei giovani ha come obiettivo quello di essere una scuola non solo di tecnica o di tattica ma, soprattutto, di vita. In questo caso, la lezione che arriva da Cartigliano è di quelle che possono insegnare tanto, a tutti. E allora scopriamo queste 10 regole per tifare come piace ai piccoli calciatori, non solo di via Lungo Brenta. Leggendo le letterine scritte prima di Natale, emerge subito una chiara richiesta di attenzione: “non usate i cellulari, siete qui per guardarci e non per distrarvi”. Ecco la prima tirata d’orecchie a quei genitori che pensano di più alla rete dei telefonini piuttosto che alle reti messe a segno in campo. La seconda regola è un vero e proprio slogan all’essenza del calcio, inteso come sport collettivo: “non tifate per i giocatori, tifate per la squadra”.
«I bambini preferiscono sentirsi parte di un gruppo – spiega Valter Borso, responsabile del Settore Giovanile del Cartigliano – e capiscono l’importanza di un tifo finalizzato a esaltare o sostenere tutti: perché uniti si vince e perché ogni sconfitta, se affrontata insieme, diventa un’occasione di crescita».
Regola numero tre: “niente parolacce, a nessuno… né agli avversari e né all’arbitro”. In questi giorni in cui alcuni direttori di gara del nostro comprensorio sono stati vittime di episodi di violenza, questa richiesta riecheggia ancora più forte. Scorrendo il vademecum scritto dai bambini, leggiamo di “non levare il calcio ai figli per castigo”, “non dire ai giocatori in campo come dovrebbero giocare” e “non venire allo stadio solo per le partite importanti”.
Spiccano le richieste rivolte alle mamme: “vogliamo anche la mamma, e non solo il papà, a tifare per noi”. La ricerca di un supporto maggiore dalle famiglie si estende fino ai nonni, che diventano anche loro “tifosi richiesti” sugli spalti anche perché, essendo generalmente meno tecnologici, sono quelli che stanno maggiormente attenti allo sviluppo della partita. Quando si parla di bambini, non si può trascurare un argomento: i regali. Infatti, nel decalogo spuntano alcune “regole” a cui i genitori dovrebbero essere già abituati: “dopo la partita, tutti al bar per fare amicizia e comprarci le patatine”, oppure “vogliamo qualche coccola in più, sia dopo una vittoria che dopo una sconfitta”.
Adesso la palla passa agli adulti: dopo dieci assist così, tutti i bambini si aspettano una valanga di gol nella porta del fair play.
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